Sostenibilità ambientale e spending review energetica per gli hotel
NELL’ULTIMO PERIODO I COSTI ENERGETICI PER LE STRUTTURE RICETTIVE SONO AUMENTATI NOTEVOLMENTE, FACENDO INTERROGARE I PROPRIETARI SULLE NUOVE FRONTIERE DELLA SOSTENIBILITÀ IN UN’OTTICA SIA AMBIENTALE CHE DI RISPARMIO
Già prima della pandemia molte strutture ricettive (specialmente quelle indipendenti), erano alle prese con la riduzione della marginalità operativa, minacciata dal processo di iper-intermediazione (più commissioni) e dall’aumento del costo di acquisizione del cliente (il CAC) , dovuto ai costi di canalizzazione e “all’acquisto” della visibilità sul web.
Con la pandemia sono saltati gli schemi e molte strutture si sono ritrovate a fronteggiare lo stop dei ricavi o la successiva ripartenza dei ricavi a singhiozzo (in alcuni casi). Le condizioni di incertezza della domanda e delle prospettive di ricavo, hanno fatto prendere coscienza a molti albergatori circa la necessità di dotarsi di strumenti e competenze di controllo di gestione e di revenue management “just in time” (con dati sempre aggiornati, correlati e dinamicamente rappresentati).
Adesso ci troviamo di fronte ad una nuova minaccia della redditività alberghiera, rappresentata dalla crescita dei costi di approvvigionamento energetico, che fa i conti con strutture non pronte o con impianti vecchi e non più efficienti.
La crisi Ucraina ha contribuito ad accelerare il fenomeno dell’aumento dei costi energetici (speriamo ancora per poco) ma il fenomeno del progressivo aumento dei costi energetici era già iniziato e non è certo destinato ad arrestarsi nei prossimi cinque anni… l’energia ed i carburanti sono destinati a costare sempre di più, semplicemente per l’effetto di una crescita globale dei consumi energetici e della nostra dipendenza (sistema Italia) dalla fonti di approvvigionamento estere. Se prima il costo delle “utilities” (energia elettrica, acqua, gas per la cucina o per la caldaia) si aggirava intorno al 2-3% sul ricavo di un hotel (a seconda delle tipologie di strutture) oggi rischia di arrivare ad incidere per oltre il 4-5% sul fatturato.
Per questi motivi a mio avviso occorre intervenire su tre livelli in modo congiunto:
- Cercare di ridurre i consumi energetici: rendendo le strutture più efficienti dal punto di vista energetico e pianificando interventi ed investimenti in questa direzione; magari sostituendo gli impianti di produzione di calore, coibentando la rete di distribuzione per diminuire la dispersione termica, compartimentando le varie zone dell’hotel, riducendo la dispersione termica attraverso gli infissi, introdurre la domotica, recuperando le acque chiare etc…
- Spendere meglio: introducendo sistemi di monitoraggio dei consumi, rivedendo gli accordi di fornitura (magari comprando energia da fonti rinnovabili), introducendo attraverso la formazione e la comunicazione comportamenti virtuosi da parte dei collaboratori e dei clienti.
- Iniziare a produrre in proprio l’energia: valutare l’opportunità di introdurre metodologie di produzione o co-produzione di energia per autoconsumo come ad esempio i pannelli fotovoltaici.
Occorre considerare anche un altro aspetto che riguarda invece l’altra faccia della medaglia: i nostri clienti.
Una maggiore sensibilità ai temi della sostenibilità da parte dei consumatori, testimoniato anche da una ricerca pubblicata da booking.com il 3 giugno nel 2021… (https://news.booking.com/it/il-report-sui-viaggi-sostenibili-di-bookingcom-per-il-2021-conferma-che-sia-il-settore-che-i-consumatori-sono-arrivati-al-punto-di-svolta/) impone agli albergatori di rivedere profondamente il modello di consumo energetico ed in generale il modo in cui le strutture ricettive consumano risorse, o generano impatto sull’ambiente o sul contesto sociale e della destinazione.
I clienti sono sempre più attenti ed informati e da tempo hanno iniziato ad orientare le proprie scelte di consumo verso aziende che manifestano maggiore attenzione all’ambiente circostante.
Se consideriamo l’impatto delle strutture ricettive in termini di consumo energetico e di consumo di acqua rispetto alle altre tipologie di asset commerciali, ci accorgiamo di quanto sia ormai divenuto necessario intervenire; di seguito riportiamo due tabelle tratte da: Urban Land Institute Hotel Sustainability Report, 2019.
Come si evince dalle tabelle, le strutture ricettive sono di gran lunga gli edifici commerciali che impattano maggiormente in termini di consumo energetico e di consumo idrico e questo accade proprio per le caratteristiche delle nostre imprese: gli hotel sono aperti 24 ore al giorno (molti 365 giorni l’anno), sono generalmente molto estesi in termini di metri quadri in relazione alla capacità ricettiva e sono sempre accesi, pronti al servizio e continuamente manutenuti.
Non va meglio se pensiamo all’impatto in termini di produzione di anidride carbonica, gli hotel infatti si confermano tra gli edifici che producono maggiore impatto “carbonico” rispetto agli altri edifici commerciali; è vero che molte catene alberghiere e ormai anche diversi hotel indipendenti, hanno iniziato a tracciare dei percorsi in linea con la riduzione del loro impatto carbonico (magari introducendo il famoso “green programme” sulla biancheria, o cercando di compensarla partecipando a dei progetti specifici) ma secondo le indicazioni di “The Soustainable Hospitality Alliance” (https://sustainablehospitalityalliance.org) si ritiene che gli hotel debbano ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica per camera occupata del 66% entro il 2030 e di oltre il 90% entro il 2050; quindi c’è ancora molto lavoro da fare!
Per questo penso che ormai la strada sia tracciata e che occorra ripensare i nostri comportamenti e le nostre scelte introducendo la sostenibilità, intesa in senso ampio (ESG), a livello di strategia di lungo periodo, accogliendo le nuove istanze dei clienti, per il rispetto dell’ambiente circostante per i nostri collaboratori e per il nostro interesse economico.
Dal punto di vista pratico significa farsi fare un valutazione di impatto ambientale che prenda in considerazione più dimensioni dell’azienda e che vada ad identificare la situazione “as is” dal punto di vista del consumo energetico e dell’impatto dei comportamenti dell’azienda sull’ambiente, sulla comunità locale e sui propri collaboratori; questa analisi deve generare una fotografia di indicatori da cui prenda le mosse un piano di azione pluriennale che riveda le modalità di consumo, i comportamenti e la comunicazione verso i clienti, andando a valutare anche un eventuale percorso di certificazione ambientale.
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