Consapevolezze e bilanci per il turismo italiano
L’estate 2023 segna il momento delle consapevolezze per chi opera nel turismo italiano. Prima la consapevolezza di quanto incidono ambiente e clima, e dell’opportunità di cambiare i calendari delle ferie. Poi la consapevolezza del ruolo crescente degli stranieri che visitano l’Italia. Terza, la consapevolezza dei nostri punti di debolezza e della necessità di affrontarli
Ambiente e clima
Mentre scrivo la Grecia brucia. Dicono sia il peggior incendio di sempre. Prima è bruciata Rodi: un importante segnale di come il clima influenzi (ed influenzerà) il turismo.
Solo per Rodi, TUI dichiara un costo di € 25 milioni a causa degli incendi sull’isola. Il tour operator tedesco ha dovuto evacuare 8000 clienti, ma grazie alla diversificazione dell’offerta, a programmi e prodotti turistici “tutto l’anno” l’impatto degli incendi è stato di gran lunga inferiore al 5% annuale, mentre i clienti sono passati da 5,1 milioni della prima metà 2022 a 5,5 milioni della prima metà 2023.
Una recente ricerca di Trip.com conferma come continui a crescere l’attenzione dei turisti per la sostenibilità ambientale mentre si viaggia, soprattutto fra i giovani.
Gli stranieri
Alla fine si viaggia per conoscere il mondo, quindi non è strano che quando può un turista cerchi di visitare un paese straniero. Ad esempio la Spagna, che ha fatto di questo assunto la base della propria strategia, quest’anno sta battendo ogni record. Nel solo luglio 2023 i voli da e per il paese iberico sono stati 223.107, con forti incrementi dei viaggiatori sull’anno passato. I britannici sono stati 7,7 milioni in sei mesi 2023, con un + 20% sul medesimo periodo 2022. I tedeschi 4,8 milioni, come i francesi (cresciuti rispettivamente del +11% e + 23% sull’anno scorso), ma soprattutto la crescita più forte è stata quella dei viaggiatori americani (+ 55% sul 2022).
Gli stranieri sono un punto di forza anche per il turismo italiano. Passata la pandemia gli italiani hanno ricominciato (come tutti) a girare il mondo, così nelle statistiche di fine anno 2023 troveremo più stranieri e meno connazionali, che all’estero hanno cercato mete esotiche e forse prezzi più tranquilli. Nel 2022, ultimo anno di cui abbiamo dati completi, il numero dei turisti stranieri e il saldo della bilancia dei pagamenti turistici sono stati straordinari. Secondo Banca d’Italia la quota del nostro paese sul valore globale del turismo internazionale è passata dal 3,9% del 2021 al 4,5% del 2022, anche se in termini reali la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia nel 2022 era ancora un 10% circa inferiore rispetto al 2019.
A livello mondiale il maggiore contributo alla ripresa del turismo internazionale nel 2022 è venuto da USA e Germania, che sono anche le aree di origine dei principali flussi verso l’Italia. Un ottimo indicatore della buona salute del turismo italiano è dato dalla “Spesa dei turisti stranieri in Italia” che è cresciuta nel 2022, tornando ai livelli pre-Covid (€ 44,3 miliardi) portando il surplus della bilancia turistica a € 18,2 miliardi, pari a 1% del PIL, un massimo dall’anno 2000.
Che cosa è cambiato in questi ultimi anni?
- La Germania ha avuto un boom di viaggiatori verso l’Italia. Ricordo che i tedeschi si muovono fin da maggio e viaggiano in auto, raggiungendo le località venere e emiliano-romagnole. Sembra che nel 2023 non si ripetano i successi dello scorso anno, sia per la situazione meno rosea dell’economia tedesca, sia per i gravi eventi metereologici che hanno colpito la Romagna e la concorrenza di altre destinazioni “mare”.
- Gli americani hanno ripreso a viaggiare in tutta Europa, e in Italia hanno preso d’assalto soprattutto le città.
- Le città d’arte, anche quelle minori, hanno visto una forte crescita di turisti da tutta Europa.
- Nel 2022 sono mancati i russi ed i cinesi, sebbene ci siano alcuni segnali di ripresa dei flussi dal lontano oriente.
- Molto positivo che siano ripresi i viaggi d’affari
Sono infine ripresi con vigore gli spostamenti in aereo.
Che cosa serve
In un quadro complessivamente positivo, con le città e il mare del nord Italia ben frequentati da turisti (anche stranieri) Il nostro punto dolente sono il mare al Sud e nelle Isole, che anche nel 2022 hanno mostrato tutta la propria debolezza. Eppure, studi recenti mostrano come il Sun and Sea sia uno dei motori della ripresa del turismo, assieme ai viaggi business e corporate.
La Generazione Z programma i propri viaggi su Instagram e Facebook, e influenza poi la vacanza dell’intera famiglia. Contemporaneamente i più grandi spendono di più in hotel lusso. Invece il nostro Mezzogiorno continua a vedere problemi che campagne di marketing anche ben studiate non risolvono:
- difficoltà dei collegamenti evidenziata quest’anno anche dalla chiusura dell’aeroporto di Catania, fondamentale per il turismo verso la Sicilia
- fragilità del territorio amplificata da fenomeni metereologici estremi, che hanno favorito i soliti piromani, che hanno appiccato incendi per fortuna meno gravi di quelli di Rodi
- un’industria turistica dove le strutture turistiche di qualità convivono con un gran numero di BnB il cui sviluppo è stato in passato favorito e finanziato da provvidenze pubbliche. Come ripetutamente evidenziato da Antonio Preiti di Sociometrica (https://www.sociometrica.it/works/la-ricchezza-dei-comuni-turistici-ed-2023) queste tipologie di accoglienza turistica portano un minore valore aggiunto al territorio attirando normalmente una clientela con una minore capacità di spesa. Il turismo richiede un grande coordinamento tra gli operatori, perché ciascuno risente degli effetti dell’azione dell’altro. In alcune regioni, penso a Trentino, Veneto, Emilia Romagna c’è una lunga tradizione che porta gli operatori del turismo a muoversi spesso in coordinamento e armonia. Eppure, per il Meridione d’Italia ci potrebbe essere un’opportunità data da una tendenza che si sta affacciando dopo gli anni del Covid.
Sta crescendo il numero di viaggi “blended” che associano il viaggio business al leisure. Così come stanno aumentando i lavoratori che spostano temporaneamente la propria residenza e lavorano da remoto, fermandosi in “vacanza” per alcune settimane. Un’opportunità che va colta, ma se guardiamo al passato e non cerchiamo di capire i trend del futuro ancora una volta noi italiani verremo superati da chi ha già avviato politiche a favore di chi si trasferisce, mentre noi guardiamo con nostalgia al 1970 quando l’Italia era la prima destinazione al mondo e oggi si avvia ad uscire dalla graduatoria delle prime cinque.
Foto di copertina by Depositphotos
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