L’economia del turismo e il “turismo che non appare” nel XXVI Rapporto 2023 del CNR/IS
Questo testo del Prof. Gavino Maresu è il prosieguimento della pubblicazione del XXVI Rapporto 2023 del CNR/ISPC
I consumi turistici complessivi nel nostro Paese nel 2022 (tabella 3) sono stati, secondo la Banca d’Italia e l’ISTAT, 164,6 miliardi di euro cui hanno contribuito la spesa turistica degli italiani che hanno trascorso le loro vacanze in Italia per un valore di 70,126 miliardi euro, quella dei turisti stranieri per un valore di 55,125 miliardi, e 39,363 miliardi formati da “altre componenti di consumi turistici” che comprendono gli affitti turistici e consumi vari attivati dal turismo business. Nel 2022 in sostanza si è recuperato e superato il livello dei consumi turistici del 2019, quando furono 164,012 miliardi di euro crollati negli anni del covid.
Va osservato inoltre che è la prima volta che viene considerata nelle componenti dei consumi turistici la voce “altre componenti di consumi turistici”. Nel nostro Paese infatti esiste un’offerta di strutture ricettive non classificate ufficialmente come tali, costituita da seconde case, case vacanza, appartamenti, residence che vengono offerti dai proprietari per affitti turistici anche se non gestiti in maniera imprenditoriale e che costituiscono il vero “zoccolo duro” della nostra offerta ricettiva soprattutto della Liguria e delle Regioni meridionali e insulari, e che, secondo la ricerca di Mercury-Rescasa “Il turismo italiano negli appartamenti, Primo Rapporto 2005” ammonterebbe a circa 3 milioni di appartamenti dati in locazione turistica, posizionati soprattutto nelle località balneari e montane. Tale cifra è stata riconfermata anche dal recentissimo studio della FIAIP (Federazione Italiana Agenti Immobiliari Professionali) “Report immobiliare delle locazioni brevi ad uso turistico 2022”.
Secondo lo studio di Mercury-Rescasa, il movimento turistico non rilevato ufficialmente negli appartamenti di vacanza nel 2005 sarebbe consistito in circa 730 milioni di presenze che, se restate invariate anche nel 2022 e sommate a quelle ufficiali di 412 milioni riportate nella tabella 1, porterebbero a 1 miliardo e 142 milioni di presenze turistiche ffettive nel nostro Paese.
A suffragare parzialmente questi numeri soccorre la Banca d’Italia che annualmente conduce una “Indagine sul turismo internazionale”, secondo cui nel 2022 i pernottamenti dei turisti stranieri nel nostro Paese sarebbero stati 356,7 milioni con una spesa media pro capite di 124,1 euro a notte. Come si vede si tratta di un numero di pernottamenti ben più alto dei 201,07 milioni (vedi tabella 1) rilevati da ISTAT nelle sole strutture ricettive classificate.
Il trend di alcuni segmenti di turismo
Per avere una più completa visione del fenomeno del turismo italiano oltre i cosiddetti “big data”, il Rapporto fornisce anche alcuni focus sui trend di alcuni segmenti di turismo, tra i quali il turismo balneare, il turismo montano, quello congressuale, i cui dati essenziali illustro qui di seguito. In questa edizione del Rapporto non sono stati invece trattati segmenti importantissimi come il turismo culturale e quello rurale, e sono stati invece dedicati dei focus al turismo LGBTO, all’Art tourism, allo Smart tourism nelle città italiane e al turismo crocieristico.
a) Il turismo della montagna
Il Rapporto prende in esame il trend della Province alpine di Piemonte, Valle d’Aosta, Sondrio, Bolzano, Trento, Belluno, dove le presenze turistiche tra il 2019 e il 2022 hanno subito un calo medio del 2,4%, essendo passate da circa 66,2 milioni a 65,4, anche se con andamenti differenti a seconda delle province. Il Trentino Alto Adige con 52,2 milioni di presenze realizzate nel 2022 (il 79,9% di tutte quelle delle province alpine prese in esame) si conferma la Regione leader del turismo alpino.
b) Il turismo balneare
È stato analizzato il movimento turistico delle sole 28 località balneari che hanno realizzato un numero di presenze superiore al milione situate in Friuli, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Puglia, Campania, dove il turismo balneare rappresenta un segmento particolarmente importante, specie in Liguria dove rappresenta circa il 90% del movimento turistico. Comunque nelle suddette 28 località si sono rilevate 68,7 milioni di presenze nel 2022.
c) Il turismo congressuale
Pur essendo il segmento più complesso da analizzare e con la più alta spesa turistica media pro-capite, tuttavia, i dati pubblicati nel Rapporto, provenienti all’Osservatorio Italiano dei Congressi e degli Eventi (OICE) promosso da Federcongressi, sono confusi, inadeguati e fuorvianti nel descrivere il fenomeno ad iniziare dalla stessa definizione di evento che ne viene data. Gli estensori dell’OICE infatti definiscono “evento congressuale” una riunione di almeno 10 persone della durata di almeno 4 ore se la riunione si tiene in una sala o struttura convegnistica: si presume quindi che anche una semplice assemblea condominiale possa assurgere al titolo di “evento congressuale”!
Nell’OICE non viene fornito alcun dato né sulle tipologie e caratteri di eventi esaminati (congressi, corporate meeting, sportivi, culturali, religiosi ecc.), né sulle caratteristiche e provenienza dei congressisti (nazionale, internazionale), ignorando al riguardo termini e definizioni codificati dagli organismi internazionali di settore più qualificati quali UIA (Union of International Associations) di Bruxelles che da oltre 100 anni pubblica una statistica annuale sui congressi internazionali promossi da oltre 72 mila organismi, governativi e non, sparsi nel mondo;
ICCA (International Congress and Convention Association) che pubblica una statistica su quelli promossi dalle oltre 24 mila associazioni aderenti; IAPCO (International Association of Professional Congress Organizers) ecc. Nessun dato viene fornito circa le presenze alberghiere (si parla genericamente di 31,7 milioni di presenze nelle sedi congressuali), né tantomeno sull’economia, che vengono generate dai 303.689 eventi censiti nel 2022. Nessun accenno neanche agli organismi nazionali o internazionali, governativi o no che li hanno promossi o ai Convention Bureau e alle imprese (PCO) che li hanno acquisiti, gestiti o organizzati!
Le politiche e le strategie per il turismo del futuro
Per superare la crisi e i fenomeni recessivi innescatisi in molti settori dell’economia italiana e quindi anche nel turismo a causa della pandemia, è stato adottato dal Governo, come noto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con un orizzonte al 2026, articolato in Missioni e componenti di natura settoriale, tra la cui la M1C3 – Cultura e Turismo 4.0, che prevede investimenti per 5,7 miliardi di euro per il recupero e la rivitalizzazione culturale di specifici territori e svilupparne l’attrattività, e 2,4 miliardi di euro per la competitività delle imprese turistiche e per interventi sull’offerta culturale e l’accoglienza turistica nel territorio di Roma e provincia in vista del prossimo Giubileo nel 2025.
È entrato nel frattempo in fase di attuazione anche il ciclo di programmazione delle politiche di coesione 2021-2027, finanziato da risorse aggiuntive nazionali e dell’U.E. (Fondi strutturali europei, Fondo per lo sviluppo e la coesione e Piano d’azione per la coesione). Il contributo della politica di coesione alla valorizzazione delle risorse naturali e culturali e allo sviluppo della filiera turistica viene ricostruito nei diversi territori sotto la strategia “Attrattività turistica” che include investimenti relativi a tre ambiti:
‐ Natura: tutela e valorizzazione delle risorse naturali, promozione della biodiversità e protezione del patrimonio naturale, principalmente nei parchi naturali e nei Siti Natura 2000;
‐ Cultura: tutela e valorizzazione delle risorse culturali, protezione e conservazione del patrimonio, creazione di infrastrutture, miglioramento dei servizi e incentivi per la competitività delle imprese culturali e creative;
‐ Turismo: sviluppo della filiera turistica: infrastrutture e promozione di servizi di ricettività, ospitalità, accoglienza, marketing e governance territoriale, gestione delle destinazioni turistiche e sostegno alle imprese operanti in tali ambiti.
Alla data del 30 giugno 2023, i progetti destinati all’attrattività turistica sono circa 37 mila, con un costo pubblico di circa 20 miliardi di euro e riguardano progetti definiti da tutte le regioni italiane.
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