I flussi turistici di massa e l’overtourism. Quali i problemi e come risolverli

I flussi turistici di massa e l’overtourism. Quali i problemi e come risolverli

Con i volumi che aumentano l’overtourism diventa un problema sempre meno gestibile. L’obiettivo è quello di costruire un modello di turismo a misura di cittadino, puntando a un turismo che porti benefici economici alla città, rispettando l’ambiente e la comunità locale. Grazie ai dati e alla comprensione dei fenomeni, oggi i governi nazionali e locali devono migliorare la qualità della vita dei residenti e l’esperienza dei visitatori

Stando ai dati, il 70% dei turisti stranieri che ogni anno arriva in Italia si concentra solo sull’1% del territorio, prediligendo sempre le stesse mete. Il turismo di massa in Italia sta causando numerosi problemi, tra cui l’aumento delle emissioni, la distruzione dei rapporti tra residenti e città, la crisi abitativa e danni agli altri settori produttivi con conseguente perdita di competitività. Questi sono i principali problemi ambientali e sociali legati all’overtourism.

Nonostante i dati dei flussi turistici nel nostro Paese siano tornati ai livelli del 2019, nessun governo è ancora riuscito a risolvere i problemi derivanti dagli stravolgimenti ambientali, sociali ed economici causati dall’overtourism, ovvero il sovraffollamento turistico. Questo fenomeno globale è alimentato dalla diffusione incontrollata di piattaforme come Airbnb e non solo, dalla mancanza di strategie e politiche per un turismo responsabile e da interessi amministrativi e imprenditoriali speculativi. In Italia, il problema è particolarmenteevidente nei mesi estivi, ma non solo: si pensi alle situazioni di una città storica con molti problemi ambientali quale Venezia e di un territorio fragile e da tutelare quali sono le Cinque Terre. Lo studio sul Parco delle Cinque Terre che quantifica che 4 milioni di visitatori si concentrano in un unico km quadrato (pari all’1% dell’intero territorio del Parco), attualizza ancora una volta la problematicità che crea un turismo massivo distribuito in modo disomogeneo, come spesso segnalato in questi anni dalle città d’arte.

Numerose realtà denunciano l’impatto negativo di questo fenomeno sui territori e sul loro equilibrio. A Venezia, l’amministrazione ha deciso di imporre nuove regole di accesso alla città ed alla laguna, limitando gli ingressi con un ticket. Misure simili sono state adottate in Alto Adige, sulle Dolomiti e in altre località del mondo, dove le autorità stanno finalmente ponendo dei limiti all’overtourism, agli affitti brevi e all’afflusso massiccio di turisti, riducendo le possibilità di accesso piuttosto che investire per accoglierli. Venezia è l’esempio più emblematico nel nostro Paese. Per dimostrare che non si tratta solo di percezioni, una ricerca dell’Università Ca’ Foscari e dell’Università di Udine, basata sull’analisi dei dati delle celle telefoniche, quantifica il fenomeno del sovraffollamento. I dati del 2022 mostrano che il centro storico di Venezia è frequentato da circa 58.000 residenti. A questi si aggiungono circa 22.000 pendolari per lavoro, studio o affari. Inoltre, ogni giorno si contano oltre 32.000 turisti che pernottano e in media 61.000 visitatori giornalieri. In totale, il centro storico di Venezia è visitato da oltre 175.000 persone in un giorno medio, superando il numero massimo di residenti del 1951, cifra che nei fine settimana aumenta notevolmente.

Overtourism: di che si tratta?

L’overtourism è un problema globale cruciale per la gestione sostenibile delle destinazioni. In base ai dati analizzati dagli algoritmi e dall’Intelligenza Artificiale di The Data Appeal Company si prevede che per il 2024 il settore del turismo culturale ritornerà ai livelli 2019 pur con un aumento dei costi a doppia cifra generalizzato. Analizzando i dati consolidati di Banca d’Italia e Istat, confrontando il turismo culturale nel 2019, ultimo anno pre-Covid, con il 2021, le presenze internazionali sono state 23,9 milioni, distribuite tra le principali mete italiane: Roma   (20,9%), Venezia (16,9%), Firenze (9,8%), Milano (7,3%), Napoli (4,1%), Bari (3,0%), Verona (2,3%), Bologna (2,1%), Torino (1,6%) e Pisa (1,3%). La spesa complessiva dei turisti è passata da 16,1 miliardi di euro nel 2019 a 3,3 miliardi nel 2021, con una riduzione del 79% delle presenze straniere e del 29% degli italiani.

La spesa media giornaliera del “turista culturale” straniero è di circa 140 euro, mentre quella degli italiani è inferiore. Secondo la piattaforma spagnola Mabrian, che analizza le tendenze turistiche, affrontare l’overtourism richiede di tener conto di vari aspetti. Mabrian Technologies è stata recentemente acquisita dall’italiana The Data Appeal Company, creando un colosso del data travel. Affrontare l’overtourism è essenziale, poiché il 61% dei viaggiatori ha evitato destinazioni sovraffollate nell’ultimo anno. Le destinazioni devono adottare un approccio olistico e basato sui dati per bilanciare risorse locali, benessere comunitario e crescita turistica.

L’Overtourism e le città italiane più a rischio

I sindaci delle città d’arte si lamentano dell’overtourism, che trasforma il flusso turistico da risorsa a problema. Nel 2019, le città più visitate erano: Roma (28,3%), Venezia (15,8%), Firenze (10,7%), Milano (6,1%), Napoli (4,5%), Palermo (1,7%), Verona (1,3%), Catania (1,3%) e Pisa (1,2%). Con la pandemia, il numero di visitatori è cambiato, ma le proporzioni sono rimaste simili: Roma (20,9%), Venezia (16,9%), Firenze (9,8%), Milano (7,3%), Napoli (4,1%), Bari (3,0%), Verona (2,3%), Bologna (2,1%), Torino (1,6%) e Pisa (1,3%).

The Data Appeal Company ha utilizzato il suo sistema di monitoraggio su 130 fonti online, analizzando 73 mila punti di interesse, di cui 6 mila attrattori culturali. Dal monitoraggio emerge che il 97,7% dei contenuti passa da Google. Vediamo quali sono le città che più soffrono di overtourism in base all’indice Icts su ricerca di Demoskopika.

Con Livello di rischio “Molto Alto” guidano la classifica Rimini, Venezia, Bolzano, Livorno, Trento, Verona e Napoli. Per queste località il sovraffollamento comincia a essere più che preoccupante, con impatti critici sulla qualità della vita locale e sulla sostenibilità delle destinazioni turistiche. Analizzando la concentrazione di turisti per unità di superficie, Venezia registra oltre 14.000 turisti per km quadrato contro gli appena 41 di Enna. La ricerca “Overtourism: impact and possible policy responses” del Parlamento europeo, una delle più complete sul tema, definisce l’overtourism come il momento in cui il flusso di turisti in una determinata località diventa eccessivo rispetto a certi parametri, causando effetti negativi. Questo fenomeno interessa varie dimensioni e può assumere diverse forme a seconda del luogo in cui si verifica. Si parla di overtourism quando si supera la capacità fisica o ecologica di accoglienza di una località, ma anche quando il turismo di massa rende invivibili, a livello economico e sociale, alcune aree, come le città con economie troppo basate sul turismo. L’overtourism può anche essere causato da miopia politica, quando le scelte degli amministratori falliscono nel gestire i flussi turistici, e può manifestarsi a livello psicologico, quando il turismo di massa modifica le relazioni tra i residenti e i luoghi in cui vivono.

Quali sono le cause del problema

Una delle principali cause dell’overtourism è la proliferazione di piattaforme per gli affitti brevi come Airbnb. Alcune analisi (Fondazione Feltrinelli, ecc.) hanno evidenziato come in 15 anni questo fenomeno abbia svuotato le città, facendo aumentare i prezzi degli affitti a livelli proibitivi. Per contrastare questa situazione, molte amministrazioni stanno imponendo limiti agli affitti brevi, nonostante le resistenze delle compagnie interessate.

Il cosiddetto turismo da selfie rappresenta un altro problema dell’overtourism. Questa visione puramente estetica della vacanza e del viaggio non si traduce in un’esperienza consapevole dei luoghi e delle loro necessità, ma in uno stupido atto di spregio che può danneggiare i luoghi visitati. A tutto ciò si aggiungono le politiche locali orientate all’aumento dei flussi turistici, ma non accompagnate da strategie di riduzione dell’impatto, essendo guidate solo da logiche di un turismo mordi e fuggi, speculative e di profitto.

Quali gli effetti

Allo stesso tempo, l’overtourism ha reso precario il diritto alla casa in numerose città e territori, sottraendo immobili al mercato residenziale per darli in affitto al circuito di Airbnb. Questo ha reso più difficile lavorare in queste città, abbattendo la competitività in altri settori non legati al turismo. I residenti, già in difficoltà, vedono aumentare le emissioni e l’impatto ambientale delle loro comunità a causa dei turisti, contribuendo alla crisi climatica che, riscaldando il pianeta, renderà le coste italiane sempre meno attrattive per un turismo su cui alcuni vorrebbero basare l’intera economia.

Chi amministra deve gestire l’afflusso di turisti che spesso sovraccarica i servizi per i residenti e promuove un turismo frenetico “mordi e fuggi”. Strategie come la variazione del costo dei biglietti in base a orari e stagioni, già in atto agli Uffizi, aiutano a destagionalizzare il turismo. Riequilibrare i flussi turistici e valorizzare mete meno conosciute è una questione chiave per la gestione sostenibile delle destinazioni, una priorità da perseguire.

Foto di apertura by Depositphotos

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