Albergo n. 67. Per attrarre il turismo estero il green pass è una necessità
Tra giugno e agosto il sistema ricettivo italiano ha registrato l’arrivo di quasi 35 milioni di turisti per 140 milioni di pernottamenti, con una crescita del 21% sul 2020. Settembre non si è ancora chiuso mentre stiamo andando in stampa ma è sicuramente stato un mese positivo, sia per il clima che per le prenotazioni delle fasce di persone che possono fare vacanze in bassa stagione e per l’ancora alto numero di chi lavora in smart working. Le previsioni davano 33,6 milioni di pernottamenti, un dato che potrebbe anche essere aumentato strada facendo.
Per il nostro turismo, il cui punto debole sono rimasti gli scarsi arrivi del turismo organizzato dall’estero per i ben noti motivi – prima di campagne negative, poi di embargo nei nostri confronti – (risultato ingiustificato dal netto recupero della situazione vaccinale grazie al governo Draghi e al commissario Figliuolo), ora si apre una prospettiva estremamente interessante per la prossima annata, augurandoci che si utilizzi al meglio anche la destagionalizzazione in molte regioni italiane.
A dare la spinta giusta è arrivato il green pass la cui scelta obbligatoria decisa dal nostro governo consentirà di riaprire i viaggi verso il “Bel Paese” senza pregiudizi. Se tale ripresa sarà rapida lo vedremo sin dai prossimi mesi invernali ma soprattutto dai primi mesi del prossimo anno.
Ora c’è la necessità di riattivare sia il turismo business che quello legato a fiere e congressi: saranno il termometro per misurare sia che il Covid è sotto controllo, sia che la gente ha ritrovato fiducia e ha bisogno di riprendere i contati diretti, personali, sul campo. I webinar sono stati uno strumento efficace, le call sono pratiche e verranno utilizzate ancora ma essere presenti a fiere, meeting, congressi è tutt’altra cosa.
Benvenuto quindi il green pass che contribuirà al recupero di quei segmenti turistici rimasti esclusi dalla voglia di mare e di camminate in montagna e all’aria aperta che ha scelto il turista italiano. Le città d’arte hanno già dimostrato un incremento settembrino che sarà destinato a migliorare, molti hotel di fascia alta e medio alta hanno già da tempo puntato su benessere e buona cucina per conquistarsi sia un pubblico di prossimità nei weekend che un pubblico estero interessato a cultura, musei ed esperienze.
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In questo numero vi sono alcuni spunti interessanti scritti dai nostri esperti che toccano argomenti di primaria importanza per il mondo alberghiero.
Mi riferisco alla situazione della montagna, in attesa di vedere che succederà nelle feste natalizie, che comunque ha ancora una stagione troppo breve, lacuna da colmare come è stato fatto in Alto Adige dove gli hotel offrono varie esperienze, tra wellness, bike, green, e riempiono gli alberghi sino ai primi di novembre anche grazie al turismo tedesco che scende volentieri queste valli ed il lago di Garda, più carente nella media delle strutture ricettive.
La sostenibilità è diventata, dopo molti anni di attesa, uno dei concetti base del nostro vocabolario e del nostro stile di vita presente e futuro. Vorrei dirvi che ora la si utilizza anche a sproposito ma è fondamentale che l’ampio concetto rappresentato da questa parola sia finalmente stato recepito come una necessità della quale non possiamo più fare a meno per salvare il pianeta e alla quale tutti dobbiamo contribuire coi nostri comportamenti. Non sarà impresa semplice ma la stessa UE, che troppe volte ha sbagliato strategie, stavolta pare aver intrapreso la strada giusta investendo e dando finanziamenti nel comparto ecologico che, oltre al risparmio energetico, deve sostenere il difficile percorso verso un cambiamento epocale di approccio al modo di vivere per tutti noi.
Infine affrontiamo anche la complessa situazione della sicurezza informatica: la protezione di reti e sistemi informatici è un tema scottante per le aziende e per tutto il mondo alberghiero che, senza protezioni adeguate, può rischiare multe salate o black out ancora peggiori. Bisogna conoscere questo mondo tecnologico complesso e le aziende non sono ancora profondamente coscienti dei rischi che si corrono: il primo passo verso la cyber security è la cultura della sicurezza dei dati per poi arrivare ai sistemi antispam e di protezione della posta elettronica ad alta affidabilità.
Giulio Biasion
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