Allarme dell’Onu: A rischio 120 milioni di posti di lavoro. In Italia persi 220mila

Allarme dell’Onu: A rischio 120 milioni di posti di lavoro. In Italia persi 220mila

Demoskopika all’ANSA: già persi 220mila posti più l’indotto, 50mila imprese rischiano il fallimento. Mi aspettavo – dice il Presidente di Demoskopika – che vedesse la luce un unico Piano di ripresa del turismo italiano condiviso, per l’indirizzo politico e l’apporto di risorse finanziarie, da parte di tutti i decisori istituzionali

L’impatto del coronavirus sul turismo è stato ”devastante”. L’analisi arriva dalle Nazioni Unite, secondo cui nei primi cinque mesi del 2020 gli arrivi di turisti internazionali sono diminuiti di oltre la metà. La stima è che dunque, in totale, siano andati persi 320 miliardi di dollari di entrate. Un deficit che ha avuto ripercussioni dirette per uno dei settori economici più importanti del mondo (7% del commercio mondiale nel 2019) che dà lavoro a una persona su dieci nel pianeta e fornisce mezzi di sostentamento a centinaia di altri milioni. I dati dell’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite mostrano che sono a rischio dai 100 ai 120 milioni di posti di lavoro nel settore. E la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo prevede una perdita dall’1,5 al 2,8% del Pil globale. Molti dei lavori nel settore del turismo sono nell’economia informale o nelle piccole e medie imprese, che impiegano un’elevata percentuale di donne e giovani, tra i più a rischio per l’impatto del coronavirus.

Ma in Italia cosa sta succedendo in proposito? Riprendiamo un’intervista fatta dall’ANSA a Raffaele Rio, presidente dell’istituto Demoskopika, della quale abbiamo pubblicato in precedenza alcune analisi sulla situazione italiana.

“Ben 50mila imprese del comparto turistico – spiega – rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria con una contrazione del fatturato di almeno 12 miliardi di euro. Una mortalità imprenditoriale che non può non ripercuotersi inevitabilmente sul mercato del lavoro con una perdita diretta di ben 220 mila posti la cui metà è concentrata nei sistemi turistici del Nord a cui, ovviamente, va aggiunto l’intero indotto. Non va dimenticato, se a qualcuno fosse sfuggito, che nel primo trimestre del 2020, si è registrato il peggiore bilancio della nati-mortalità del sistema turistico degli ultimi 25 anni. E ancora l’anno non è concluso”.

Quanto ai flussi il presidente di Demoskopika dice: “Sinceramente il sold out che alcuni speravano per Ferragosto, eccezion fatta per qualche area storicamente più attrattiva di altre, non l’ho rilevato. Provo a spiegarmi meglio. Lo scorso anno (elaborando i dati di Banca d’Italia) nel solo mese di agosto, sono stati oltre 5 milioni i viaggiatori stranieri che hanno scelto di trascorrere le vacanze in Italia generando oltre 37 milioni di pernottamenti nel sistema alberghiero ed extra-alberghiero del Belpaese con una spesa di circa 4 miliardi di euro. Quest’anno, noi stimiamo, nello stesso periodo, un calo pari a circa il 70%, con un decremento di 3,6 milioni di turisti stranieri e una contrazione della spesa di quasi 2 miliardi di euro. In questa direzione, comprendo perfettamente la reazione delle associazioni degli operatori turistici”.

Per quanto riguarda la crisi nera delle città d’arte Rio aggiunge: “Dai dati rilevati da Demoskopika emerge che, al netto dell’osservanza del distanziamento sociale tanto ricercata dai turisti quanto poco praticata, circa 6 italiani su 10 di chi ha dichiarato di andare in vacanza, hanno scelto località balneari principalmente in Sicilia, Puglia, Calabria, Emilia-Romagna e Sardegna. A seguire nelle indicazioni dei vacanzieri anche la montagna e le città d’arte. Non vi è dubbio, che, in proporzione le città d’arte hanno subito maggiormente il crollo del settore soprattutto per la rilevante contrazione del turismo internazionale. Alcune nostre elaborazioni stimano in circa 2,7 milioni gli stranieri che hanno rinunciato ad un soggiorno nelle città d’arte del Belpaese tra luglio e agosto”.

Non molte settimane fa, Demoskopika ha rilevato come almeno 8 milioni di italiani hanno rinunciato alla vacanza con la famiglia per l’assenza di disponibilità economiche. “Una difficile condizione – sottolinea Rio – alimentata dalla ripresa del prelievo fiscale richiesto ai contribuenti dai vari livelli istituzionali dello Stato. I soli Comuni, ad esempio, nei mesi di giugno e luglio dell’anno in corso, hanno incrementato gli incassi tributari derivanti principalmente dall’imposta municipale propria (Imu), dalla Tassa sui rifiuti (Tari), dall’addizionale comunale all’Irpef e dalla tassa sui servizi indivisibili (Tasi) di quasi 4 miliardi di euro, con una impennata del 285% rispetto al bimestre marzo/aprile dello stesso anno”.

Infine l’intervento del Governo: è bastato? E’ stato indirizzato nella giusta direzione? “C’è un problema prioritario di governance – dice Rio – da cui consegue anche la misura dell’efficacia dei fondi messi a disposizione per la ripresa del sistema turistico. L’Italia, nella forma e nella sostanza, non ha ancora fatto del turismo un settore strategico per la propria economia. Anzi, presenta una governance caratterizzata da una rilevante frammentazione delle competenze che genera un coordinamento delle politiche sul turismo assolutamente inadeguato. Non è un caso che anche l’attuale Piano strategico del turismo italiano sia strutturato più secondo la logica di un “libro dei sogni” che in relazione ad una concreta attuazione di azioni misurabili nel tempo. Dopo anni di discussioni e confronti, non siamo ancora riusciti a calibrare una leadership centrale che riesca a uniformare e orientare le differenti strategie regionali in obiettivi condivisi e, soprattutto comuni. L’idea che la nostra Costituzione abbia reso il turismo una materia di competenza “esclusiva” per le Regioni, viene intesa quale legittimazione di una “giungla normativa e attuativa” della programmazione turistica”.

E così secondo Rio, degli oltre 4 miliardi messi in campo dalle istituzioni ai vari livelli per fronteggiare la crisi economica post Covid-19, tutti ne conosciamo l’entità ma si contano sulle dita di una mano quelli che ne conoscono i possibili impatti reali sul sistema poiché sono frutto, in molti casi, di scelte non concertate, condizionate spesso più da un’euforia interventista del Governo che da una programmazione consapevole. “Mi sarei aspettato che dagli Stati generali dell’Economia, convocati dal presidente del Consiglio, Conte, – conclude – avesse visto la luce un unico Piano di ripresa del turismo italiano condiviso, in termini di indirizzo politico e di apporto di risorse finanziarie, da parte di tutti i decisori istituzionali ai vari livelli indicante consapevolmente obiettivi, strategie, azioni, risorse finanziarie e indicatori di risultato. Ma chi lo ha visto?”.

Per Demoskopika sui dati serve unica cabina di regia

Per governare il turismo è determinante avere dati sui flussi (numeri e tipologia) il più “freschi” possibile secondo Raffaele Rio che, proseguendo l’intervista all’ANSA, spiega: Dalla governance teorica dei sistemi turistici, tanto decantata nei documenti strategici, si fa fatica a passare alla governance dinamica incentrata a valorizzare la tendenza del mercato, gli orientamenti e le visioni della molteplicità dei soggetti attivi nello sviluppo e nella promozione del turismo italiano. Esiste addirittura un obiettivo specifico del Piano Strategico del Turismo dedicato all’ampliamento dell’informazione statistica e della disponibilità di dati sul turismo in Italia che aiutino a garantire processi decisionali efficaci e ad affrontare in modo adeguato i trend globali del sistema turistico”.

Ma la verità, ad oggi, secondo Rio è che anche sulla produzione dei dati, tra Istat, Enit, Banca d’Italia e altre fonti ufficiale e autorevoli, non esiste un’unica cabina di regia e, soprattutto, manca strutturalmente l’elemento previsionale che potrebbe sicuramente essere di enorme aiuto per gli operatori turistici. “Non esiste una ricetta unica – dice – ma sicuramente esiste il dovere della scelta da parte della politica forse inconsapevole dell’enorme danno arrecato all’intero comparto dall’assenza di puntuali orientamenti statistici. Il Governo imponga all’Istat una riorganizzazione forzata della raccolta degli arrivi e delle presenze facendo scandire, anche sotto una minaccia sanzionatoria di riduzione di contributi agli enti locali, tempi più utili di consegna delle rilevazioni a livello territoriale”.

 Intervista di Cinzia Conti per ANSA

DISCLAIMER
Ogni testo è redatto da l’Albergo, proprietario dei diritti di proprietà intellettuale.
Qualunque riproduzione, anche parziale è vietata, così come l’utilizzo del logo senza preventiva autorizzazione scritta è perseguito a termini di legge.
Taggato con: , , ,