Coronavirus: nei prossimi 3 mesi oltre 31 milioni di presenze in meno. Stima perdite di 7,4 miliardi
Migliaia di eventi, ricorrenze pubbliche e private, iniziative di ogni genere che vengono riformulate, rinviate o cancellate ogni giorno per il Coronavirus. A ciò si devono aggiungere il crollo delle presenze turistiche nel nostro Paese e l’applicazione di provvedimenti di difficile comprensione, che riducono fortemente l’operatività delle nostre imprese. Per non parlare della misura che impone la chiusura totale dei locali di intrattenimento.
50 milioni di euro cancellati ogni giorno, fanno dei pubbliciesercizi italiani il comparto più colpito dagli effetti del Coronavirus. Il 72,7% dei nostri associati ritiene che la crisi durerà ancora a lungo, con un peggioramento nei prossimi due mesi con forti diminuzioni del fatturato, con punte fino all’80%. Una prima stima calcola in 4 miliardi di euro le perdite di fatturato del settore in tre mesi, che valgono circa 1,5 miliardi di euro in termini di valore aggiunto.
La crescita continua a livello mondiale del numero dei contagi e delle nuove zone colpite dai virus con la crescita dei limiti per i viaggi aumenta la preoccupazione del comparto turistico, settore tra i più colpiti dalla crisi. L’aggiornamento più recente dei danni lo ha fatto Confturismo-Confcommercio. I numeri al momento sono questi: dal primo marzo alla fine di maggio nelle strutture ricettive ci sarà un calo di oltre 31,6 milioni di presenze con una perdita stimata di 7,4 miliardi.
«La situazione è drammatica per tutto il comparto – commenta il presidente di Confturismo-Confcommercio, Luca Patané – purtroppo stiamo pagando le conseguenze di una comunicazione mediatica molto più letale del virus, anzi il peggior virus è l’isteria, grazie a questo siamo considerati come degli untori e così temuti e tenuti lontano». Dal suo punto di vista «dobbiamo eliminare l’isteria dal sistema ricostruendo da subito un messaggio rassicurante e veritiero dello stato delle cose in Italia». Ecco perché «serve, da subito, prendere provvedimenti forti per immettere liquidità nel sistema dando un ossigeno alle imprese del settore». Il presidente, poi, sollecita un intervento del governo «per far terminare i blocchi all’ingresso degli italiani nei paesi esteri e i blocchi ai flussi turistici degli stranieri verso l’Italia».
Intervento difficile dato l’allargamento geografico del contagio, in Europa e nel mondo. Non è un caso che Carlo Sangalli, presidente nazionale di Confcommercio, in un’intervista abbia lanciato l’allarme: «La destinazione Italia rischia di sparire totalmente dai radar del turismo internazionale. L’ulteriore ondata di contagi nell’ultima settimana sta producendo danni difficilmente recuperabili a breve. E il recente blocco sulle partenze dagli Usa rischia di mettere in ginocchio l’intera filiera».
“58 milioni di presenze valgono circa 4 miliardi di euro di fatturato. In questi giorni stiamo assistendo ad uno tsunami di cancellazioni. Le città più colpite sono Milano, Roma, Firenze e Venezia, ma è difficile fare una classifica. C’è una progressiva tendenza alla cancellazione, dall’Italia e dall’estero. Gli alberghi italiani sono 30.000 e Federalberghi ha effettuato un’intervista su un campione di 2.500 alberghi – per cui molto significativo – e per questo, in via prudenziale, possiamo stimare una perdita di 23 milioni di euro di pernottamenti nel trimestre e una perdita di quasi un milione e mezzo di euro di fatturato, sempre che le cose non peggiorino”.
Sono numeri crudi e inequivocabili, soprattutto perchè a comunicarli è una figura autorevole come il Direttore Generale di Federalberghi, Alessandro Nucara, in un intervento radiofonico. Soprattutto, perché ciò che più spaventa è l’onda lunga degli effetti derivanti dal coronavirus, che possa durare per più tempo. L’invito, per questo, che arriva da più parti e, in particolare, sul quale anche Federalberghi si sofferma, è quello di trovare un accordo tra clienti e albergatori. Il timore c’è, è vero, ma tutta questa psicosi da coronavirus è irrazionale. Non c’è alcuna fretta di cancellare le prenotazioni, soprattutto quelle per le vacanze estive o quelle di Pasqua: la situazione è in grande evoluzione!
Crollo della mobilità e della socialità sono il combinato disposto che sta compromettendo, su tutto il territorio nazionale, la sopravvivenza di molte imprese, a cui si contrappone sino ad oggi la mancanza di provvedimenti utili per accompagnare la gravità del momento.
“Chiediamo a gran voce – dichiara Lino Enrico Stoppani, Presidente di Fipe Confcommercio – il supporto delle Istituzioni e di fare presto, con segnali concreti di supporto alle imprese, che altrimenti chiuderanno. Chiediamo interventi urgenti sugli ammortizzatori sociali, meccanismi di credito di imposta per sopperire almeno in parte al crollo del fatturato, la sospensione del pagamento di oneri e tributi, la sospensione degli sfratti per morosità, per venire incontro a chi nelle prossime settimane non riuscirà ad onorare i contratti di locazione e a pagare fornitori e dipendenti. Non è difficile capire che senza incassi non si possono neppure onorare i debiti. Purtroppo e inspiegabilmente, i provvedimenti presi fino ad oggi non riguardano le imprese del principale settore del turismo, quello della ristorazione – tradizionale, commerciale e collettiva -, del catering, dell’intrattenimento e dei Bar/Pub. Chiediamo, inoltre, che venga fatta chiarezza sull’applicazione delle norme. Ci appare incomprensibile che i bar di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna non possano servire i clienti al banco. Se l’obiettivo, assolutamente condivisibile, è di evitare assembramenti, basterebbe adottare le misure di cautela suggerite dalle autorità sanitarie per ogni altro servizio, dal negozio di alimentari fino all’ufficio postale. Siamo responsabili, ma non si capisce perché in un bar ci si infetta se si prende un caffè al banco, rispettando la distanza di un metro, e non invece in fila in metropolitana o in altre situazioni analoghe permesse”.
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