Il Ministero del turismo si fa autonomo, va modificato il Recovery Plan

Il Ministero del turismo si fa autonomo, va modificato il Recovery Plan

Si è appena chiusa la crisi politica, il governo Draghi ha ricevuto la fiducia del Parlamento, con una novità importante: per la prima volta avremo un Ministro del Turismo con un ruolo decisivo. Ora diventerà un ministero a sé stante, sarà guidato da Massimo Garavaglia (Lega), già viceministro all’Economia, quindi con esperienza di un Ministero con portafoglio. Il comparto, che prima della crisi dovuta al Covid valeva oltre il 13% del Pil italiano ed era uno dei più vivaci settori economici del Paese, è stato travolto dalle misure adottate per contenere i contagi e dai mancati arrivi dall’estero. Per lo scorporo del Turismo dal dicastero della Cultura, sarà necessaria una legge ad hoc, pare nella più rapida forma di un decreto.

Abbiamo chiesto al dott. Raffaello Zanini, fondatore di PLANETHOTEL.NET e da anni nel mondo dell’hotellerie, che cosa ne pensa di questa novità che gli operatori si aspettavano da tempo e le loro Associazioni peroravano nei salotti romani.

Sono ottimista, e non capisco chi critica questa novità. Il turismo rappresenta ben 23 settori (raccolti in Federturismo) che devono trovare una chiara collocazione nel “nuovo” Recovery Plan ha bisogno di una figura di sintesi. Oppure pensiamo che a Bruxelles possano andare i rappresentanti di 20 regioni, così come già accade adesso?

Vero che è materia che il famigerato Titolo V della Costituzione assegna alle regioni, ma è altrettanto vero che oggi dobbiamo presentare un “Piano” all’Europa, e chi pensiamo possa farlo se non il Governo? Non c’è tempo per riscrivere la Costituzione, si deve operare secondo la dottrina neo-contrattualista, trovando un accordo tra gli interessi. Il Ministro Garavaglia è certamente in grado di coordinare le istanze regionali.

Quale secondo lei, dott. Zanini, il principale problema che il turismo sta vivendo?

Incertezza normativa e mancanza di liquidità. Ma soprattutto la mancanza di una visione in chi guida il settore. Nell’ultimo decennio (a parte due brevissime parentesi) abbiamo avuto ministri e governi poco attenti al settore. Anche la questione della riapertura e chiusura delle piste da sci dimostra come sia indispensabile che la voce del “turismo” sieda costantemente al tavolo del governo.

Agli operatori economici serve certezza, sia in questa fase di pandemia, ma soprattutto dopo. Come si riapre, quando, con quali regole? Gli operatori devono saperlo adesso. Non possono scoprire le cose a giochi fatti. Poi la mancanza di liquidità. Le soluzioni finora proposte non sono né sufficienti né tempestive e il rischio è il default di molte aziende.

Banca d’Italia misura la probabilità di default delle imprese nello stesso settore, cresciuta al 6%: il resto lo farà la stretta creditizia derivante dall’applicazione delle norme dettate dall’Eba, l’autorità bancaria europea, che, dopo tre mesi di mancati pagamenti da 100 euro in su, impongono alla banca di segnalare il cliente alla centrale rischi e di classificare tutta la sua esposizione come «crediti malati».

Chi lo conosce dice che il nuovo Ministro del Turismo è persona seria, preparata (soprattutto dal punto di vista economico, molto utile in questo momento complesso per il settore…) e con una buona capacità di ascolto. Quali sono i temi su cui lei gli suggerisce di intervenire?

Secondo una ricerca Skift il turismo che vincerà nei prossimi anni avrà le seguenti caratteristiche:

  • Hotel con brand riconoscibile (economy o lusso)
  • Il turismo leisure, mentre in calo quello business
  • Long stay (aparthotel)

I tre temi su cui vorrei vedere un indirizzo da parte del governo, e contemporaneamente un rinnovato entusiasmo dei privati sono:

– formazione

– rafforzamento delle società di gestione alberghiera

– solidità patrimoniale delle società immobiliari che investono nel turismo, oltre a snellimento della burocrazia per il rinnovo della città turistica

Partiamo dalla formazione, Lei dottor Zanini che cosa suggerisce?

Il turismo, e la gestione alberghiera, sono attività che richiedono molta forza lavoro qualificata. Per gestire un’azienda come un hotel non basta essersi fatti le ossa sul campo, nel 2020 serve anche aver studiato. I dirigenti devono uscire da scuole impegnative e a tutto tondo di livello universitario, anche se con una preparazione settoriale specialistica, come ce n’è in Svizzera, UK, USA.

Per gestire poi un gruppo, una catena alberghiera le competenze devono essere ancora maggiori. Non penso che lo Stato debba entrare in questo business. Ne stia fuori. Metta a disposizione alcuni strumenti, soprattutto di coordinamento, ma sia il mercato a decidere le scuole migliori, quelle i cui “laureati” vengono preferiti.

Vediamo ora la questione della dimensione delle società di gestione.

Nel settore alberghiero servono brand di dimensioni sovranazionali. Già oggi sono quelli che vincono, ma nel futuro questo avverrà sempre di più. Noi invece in Italia dei brand riconosciuti a livello globale non ne abbiamo. Con la creazione di scuole per direttori altamente qualificati serve dare impulso alle società di gestione che li possono impiegare. Il ministro deve aiutare le società di gestione italiane a superare le pastoie burocratiche che le diverse regioni impongono agli operatori.

Noto con piacere che architetti o dottori in economia si dedicano a tempo pieno alla professione di imprenditori di catena alberghiera. Sono ancora troppo pochi. Probabilmente alcuni di loro per crescere dovranno portare sede, e know how all’estero aiutate da consulenti finanziari come succede alle start up di successo.

Affrontiamo ora il tema della solidità patrimoniale delle società immobiliari che investono nel turismo.

Innanzitutto dobbiamo riconoscere una stortura tutta italiana, e cioè che dalla fine anni ’90 gli investimenti immobiliari nel turismo hanno continuato a perseguire gli stessi obiettivi “speculativi” dei decenni precedenti, nonostante in molti abbiamo indicato in anticipo i pericoli e gli errori. Il risultato oggi è un patrimonio immobiliare inadatto, per qualità, location, vetustà, dimensioni. Questo patrimonio ha perso valore, si trova in zone climaticamente a rischio con immobili non “sostenibili”, ed avrebbero bisogno di forti investimenti di rinnovo e manutenzione.

Le difficoltà finanziarie degli imprenditori più fragili possono portare anche a proposte da parte della criminalità organizzata, ne ho parlato qui http://planethotel.blogspot.com/2020/04/il-turismo-e-il-rischio-mafie.html

Spesso troppo piccoli, hotel con standard di camere e servizi antiquati, richiederebbero di essere abbattuti e ricostruiti, meglio ancora accorpati…

Perché dalle parole si possa passare al rinnovo della città turistica, servono operatori immobiliari di grande solidità. Ne scrivo dal 2009 (quando uscì il libro Hotel Experience del compianto Giacomo Rizzi per il quale scrissi l’introduzione http://www.planethotel.net/ph.nsf/pagine/8EB5809E95FACA0AC12579890034F2C84a7e.html , ancora oggi attuale).

Allora immaginavo: “Mediante la guida di operatori con finalità consortile/solidale come i Fondi Comuni di Investimento che vedano l’apporto delle aree e degli immobili da parte delle proprietà quale passo iniziale per dare vita ad un piano di sviluppo”. Non so se mai si sia fatto qualcosa del genere in Italia, non credo. Bravi a fare chiacchiere, con strumenti complicati da gestire.

Liquidità in giro per il mondo ce n’è molta, spesso non trova la giusta collocazione, o non si orienta verso l’Italia perché lo Stato fa di tutto per tenere lontani gli investitori. Si può fare molto con pochissimi interventi. Comuni e Regioni devono smetterla di pensare al turismo come il settore da tassare, ma lo devono considerare come un settore che può dare fino al 20% del PIL e risolvere il problema occupazionale per chi non studia informatica o medicina.

C’è molto da fare, mi auguro che il Ministro Garavaglia possa finalmente occuparsene a tempo pieno. Non solo è la prima volta che abbiamo un vero “ministro del turismo”  ma è anche la prima volta che il Presidente del Consiglio considera importante questo settore. Quindi prepariamoci a fare.

 

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