Positivo il 5° Buy Wedding Italy. Utili per il comparto i dati dell’Osservatorio
La crescita costante del turismo legato alle destinazioni italiane per il wedding si è riconfermata anche alla 5a edizione del Buy Wedding in Italy organizzata da ‘About Marketing’. La presentazione del 1° report prodotto dall’Osservatorio Italiano Destination Wedding Tourism – che è stato presentato in un apposito convegno a Bologna – ha destato molto interesse tra gli operatori italiani ed esteri. Finalmente questa crescente nicchia del mercato turistico ha ora dei dati reali sui quali basare il futuro, le competenze e la crescita che potrà adeguarsi meglio alle aspettative e alle richieste volute dai committenti esteri; tale aspetto è stato molto apprezzato sia da parte dei buyer esteri che dei seller italiani. Quest’anno gli appuntamenti tra domanda ed offerta sono stati oltre 2.200 nei due giorni di workshop tenutisi a Palazzo Isolani nel cuore di Bologna.
<Siamo soddisfatti per i consensi avuti sia da parte dei 35 buyer esteri che dai seller italiani. Voglio ringraziare l’ENIT che ci ha aiutato nella ricerca di buyer affidabili da alcune destinazioni importanti. Il nuovo Osservatorio del settore aiuterà tutti noi nel migliorare la qualità dell’offerta italiana per conquistare maggiori spazi di mercato e la migliore conoscenza di quanto il pubblico straniero chiede farà crescere le nostre aziende – sottolinea Valerio Schoenfeld, ideatore e direttore dell’evento – che si tradurrà in uno sviluppo per entrambi i protagonisti di questo evento che sta decisamente contribuendo
a far crescere il segmento in Italia>.
Secondo i dati del report dell’Osservatorio Destination Wedding Tourism – promosso da BWI, JFC di ed ANUSCA, curati da Massimo Feruzzi, CEO di JFC e direttore scientifico dello stesso – Il fatturato complessivo di tale settore si attesterà quest’anno sui 486Milioni 854mila Euro. I territori regionali che assorbono – nel 2019 – la maggior quota di wedding tourism sono soprattutto tre: in primis la Toscana con il 25,6% del mercato, seguita dalla Campania (15,3%) e dalla Lombardia con un market share pari al 14,3%. Queste tre primarie regioni conquistano da sole ben il 55,2% del settore. Buone le quote del Veneto (8,2%), del Lazio (7,2%) e della Puglia (6,1%), mentre con percentuali inferiori troviamo a seguire, la Sicilia (3,3%), la Liguria (3,1%), il Piemonte (2,7%), l’Umbria (2,6%), il Friuli Venezia Giulia (2,5%) e la Calabria con il 2,1%.
DUE GIORNI INTERESSANTI CON DIBATTITI, INCONTRI E WORKSHOP
<Nei due giorni di workshop ci sono state varie conferenze – spiega Bianca Trusiani, presidente del comitato tecnico del Buy Wedding che hanno toccato tematiche importanti e diverse. Il primo talk “Weddings from a movie!” si è svolto con Angelo Garini, architetto di eventi, e Andrea Riccio, architetto, scenografo, rappresentante istituzionale della Film Commission, che hanno analizzato da due punti di vista diversi il lavoro dell’architetto nel Destination Wedding per la spettacolarizzazione degli eventi. Entrambi concordano sul fatto che il wedding planner può essere anche consulente in ambiente cinematografico nelle rappresentazioni di matrimoni sia moderni che in ambientazioni particolari.
Per gli operatori sono stati analizzati due aspetti differenti: quelli della domanda e dell’offerta e di come vengono selezionati i buyer internazionali. Adriana Miori, figura di spicco nel settore avendo selezionato i buyer internazionali per 17 anni a TTG Italia, ha parlato dell’importanza di capire quello che i buyer vogliono e nella selezione degli stessi vengono effettuate delle verifiche empiriche, avendo dei riscontri da alcune società con le quali il buyer lavora. Natalia Kulikova, giornalista ed organizzatrice di eventi con sede a Torino e Mosca, ha spiegato che il mercato internazionale ha delle esigenze particolari che qualche volta non vengono esaudite dal mercato italiano poiché non ne ha ancora consapevolezza: sollecita quindi ad una formazione specifica in questo campo. Al terzo talk l’argomento descritto da Francesca Ragone, giornalista e fondatrice di Beyouty Lookmaker, ruotava intorno al “Total look”, la sposa internazionale, ed ha sottolineato le differenze tra la sposa etnica e quella tradizionale in quanto generalmente nel primo caso non vi è un incontro sul posto tra la sposa e la stilista ma molto spesso vengono effettuate sedute via Skype o direttamente il giorno stesso dell’evento. In questo caso è molto importante l’empatia ma soprattutto lo studio di usi e costumi del cliente.
L’ultimo appuntamento della giornata è stato il talk show “Territorial Marketing: New Generation” moderato dal giornalista Massimo Terracina. Il punto focale ruotava attorno al concetto che il destination wedding può fare da leva per lo sviluppo di una destinazione e al contempo tutte le caratteristiche del territorio come gli usi, i costumi e l’enogastronomia rientrano nel destination wedding stesso. Sandro Pappalardo, consigliere dell’Enit, ha fornito dei dati riguardo i viaggiatori stranieri che si recano in Italia per i viaggi di nozze dando anche delle nuove opportunità. Si è parlato quindi di come si può sviluppare un territorio e di come questo può avere beneficio per la filiera corta e quella lunga su questo target di mercato. Gli altri relatori erano Bianca Trusiani, esperta di marketing territoriale – Presidente CTS BWI, Carmen Bizzarri – Docente Università Europea di Roma e Stefano Crugnola del Comitato permanente di promozione del turismo in Italia.
La giornata di chiusura si è aperta con il talk “Wedding at the museum”: relatori Bruno Cinanni, avvocato e presidente dell’UNESCO di Bologna, Stefania Marchetti, filologa, e Simona Bernardini, architetto e organizzatrice. Per i siti UNESCO Cinanni ha sottolineato che l’Italia è stata sorpassata dalla Cina per numero di siti, in quanto hanno contingentato questi ultimi. Si è trattato dell’importanza e dell’amore nei confronti di queste unicità culturali nel nostro territorio ma soprattutto di come si organizzano eventi all’interno di strutture museali ed archeologiche, il ruolo del filologo che studia il progetto insieme all’architetto per poi poterlo realizzare.
Nella professional challenge “Wedding planner D.O.C.!” il fulcro è stata la prassi di riferimento analizzata dai vari attori e competitor di tale prassi vale a dire Olimpia Ponno, ex presidente del MPI, organizzatrice di eventi e formatrice, Clara Trama, presidente dell’Associazione Italiana Wedding Planner, Veronica Amati, sinologa e destination wedding planner, Ruggero Lensi, presidente UNI Italia, Franco Fontana, responsabile della certificazione del servizio e della persona, e Stefania Arrigoni, fondatrice di Assowedding. Talk moderato da un ottimo Max Terracina, che ha avuto un ruolo non semplice dato che, per la prima volta, si è tenuta una conferenza pubblica sull’argomento con tutti gli attori e le controparti. Tutti gli speaker hanno parlato di ciò che stava succedendo con tale prassi sia a livello nazionale che internazionale. Clara Trama ha promosso e portato avanti questa prassi coadiuvata da Ruggero Lensi. Momento topico e molto seguito da tutti: ci sono stati confronti con altri wedding planner e presidenti di associazione di altre categorie. Sul fronte contrario Olimpia Ponno, riferendosi al MPI, ha fatto notare che loro avevano già uno storico nei confronti delle certificazioni.
Infine – ha concluso Bianca Trusiani – Gionata Russo e Roseli Riva, entrambi dwp, hanno parlato dei matrimoni tra persone dello stesso sesso nel talk “Same sex marriage, same wedding planner?”. Grande interesse da parte del pubblico in quanto con stupore si è evinto che la stessa wedding planner che organizza un matrimonio di destinazione o un matrimonio italiano può avere le caratteristiche per organizzare un matrimonio tra persone dello stesso sesso e deve essere sensibile verso argomento e non avere nessun tipo di pregiudizio>.
Riguardo al cibo e alle richieste che arrivano dagli sposi di vari paesi, gli esperti chiamati al convegno di chiusura e cioè Costantino Cipolla, sociologo e docente universitario, Paolo Corvo, docente UNISG – Università degli Studi di Scienze Gastronomiche, Massimiliano Montanari, Consulente e docente, Bianca Trusiani Presidente CTS BWI, Giulio Biasion, giornalista del settore e qui moderatore, hanno evidenziato che la varietà delle nostre eccellenti cucine regionali può mettere in crisi gli ospiti esteri i quali, oltretutto, non conoscono e non consumano (per vari motivi) cibi quali i formaggi e bevande quali i nostri vini. Riguardo a determinate cucine estere, è bene quindi che i wedding planner si affidino a chef di altre nazionalità che già lavorano nel nostro paese. Per gli anglosassoni e non solo il beverage del dopo pasto assume una rilevanza importante: è anche un considerevole costo da valutare nei preventivi.
IL VALORE ECONOMICO DELLA WEDDING INDUSTRY
Nell’anno 2019 la wedding industry italiana registrerà le seguenti performances:
• 9.018 matrimoni di stranieri realizzati, segnando un incremento, rispetto allo scorso anno, del +2,1% di eventi;
• 440.102 stranieri venuti in Italia per questi matrimoni, di questi, 18.037 sono gli sposi, i restanti 422.065 gli invitati;
• 1.783.136 le presenze complessive registrate grazie al wedding tourism;
• di queste, 137.081 sono le notti di soggiorno degli sposi, mentre le restanti 1.646.055 sono date dagli invitati;
• 486Milioni 854mila Euro il fatturato complessivo del wedding tourism nell’anno in corso;
• 53.984,00 Euro il costo medio sostenuto dalle coppie di stranieri per sposarsi in Italia.
Le valutazioni verso l’anno 2020 presentano indici positivi: il primo elemento è quello relativo al numero di eventi matrimoniali che i vari wedding specialists indicano di avere in programmazione e/o in previsione per il 2020: ben il 46,4% degli operatori interpellati afferma che nel prossimo anno organizzerà “più matrimoni rispetto al 2019”.
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