Salubrità in hotel per ospiti e dipendenti: commodity o responsabilità legale?
Alla fiera Hospitality di Riva del Garda si è svolto l’incontro organizzato da Home, Health & Hi-Tech e sostenuto da Sanixair. L’obiettivo è divulgare l’importanza dello stare bene in un ambiente sano. Sono intervenuti esperti di medicina, RSPP, tecnici e mondo accademico. Sul palco anche una testimonianza concreta di un direttore di hotel
La pandemia ci ha insegnato che, per stare bene, non è importante solo ciò che vediamo, ma anche ciò che introduciamo nel nostro corpo con l’aria che respiriamo e, in questo caso, tutto ciò che esiste nell’ambiente, anche se non possiamo vederlo. È così che abbiamo capito l’importanza di vivere e lavorare in un ambiente sano. Un binomio che riguarda in particolare gli hotel: luoghi di lavoro per i propri dipendenti, ma anche per i dipendenti di altre aziende in trasferta, oltre che di svago per i clienti in vacanza.
Della strettissima relazione tra ambiente e salute, e delle responsabilità connesse per l’hospitality, si è parlato nell’incontro della Health Academy promosso da HHH – nell’ambito del progetto Home, Health & Hi-Tech con il sostegno di Sanixair, società italiana ad alto tasso di innovazione che ha messo a punto una tecnologia di sanificazione ambientale in continuo che sfrutta la tecnologia della fotocatalisi.
Quando entriamo in un hotel, la nostra attenzione si concentra su ciò che è percepibile alla vista: ordine, pulizia, bellezza. Ma non sappiamo quale aria stiamo respirando. E se i primi aspetti possono rappresentare un vezzo, quest’ultima diventa una questione di sicurezza e di conseguente responsabilità legale.
I dipendenti e gli ospiti di un hotel devono potersi muovere in un ambiente sano, sicuro. E questo dipende molto anche dalla qualità dell’aria che vi si respira, dalla presenza di agenti inquinanti e disturbanti, che nei casi migliori possono causare solo fastidi, nei casi peggiori innescare invece vere e proprio patologie, più o meno gravi. Una relazione causa-effetto sostenuta da un’ampia letteratura scientifica e che il medico Antonio Maria Pasciuto, presidente di Assimas, l’Associazione italiana medicina ambiente salute, ha spiegato durante l’incontro svoltosi a Riva: “in Germania la medicina ambientale è già realtà. Vivere in un ambiente sano è importante per evitare al nostro organismo di dover compiere continui sforzi per compensare i fattori di disturbo provenienti dall’esterno. I proprietari o gestori di hotel possono decidere di avere un approccio preventivo, facendo scelte precise, dalla scelta dei materiali di costruzione agli arredi e complementi, fino al tipo di alimentazione che propongono ai loro clienti.” Assimas ha proposto un decalogo di aspetti da tenere in considerazione per offrire un soggiorno salubre, evitando effetti collaterali su ospiti e dipendenti delle strutture, sul breve e sul lungo termine, “perché le patologie che nascono in un ambiente non sano possono manifestarsi con sintomi anche dopo un po’ di tempo dal soggiorno e sono difficilmente riconducibili alla cosiddetta sindrome da edificio malato, riconosciuta dall’OMS ma sulla quale c’è ancora pochissima sensibilità nel nostro Paese.”
Ignorarla può però portare a una responsabilità oggettiva e legale nel caso di un albergo, luogo di lavoro per il personale in servizio nella struttura, ma anche per i dipendenti in trasferta di altre compagnie. Delle possibili implicazioni legali ha parlato Mario Burrascano, ceo di Uomo e Ambiente, società che si occupa di sicurezza e presta consulenza anche alle catene alberghiere. “Nel post-pandemia, la salubrità può certo diventare una nuova leva per gli hotel per innalzare il proprio prodotto e migliorare la propria competitività, ma è prima di tutto una tutela da possibili rischi legali.” Così, le strutture interessate ad esempio ad attrarre in modo particolare un pubblico business, potrebbero puntare nella tutela di questo aspetto, in quanto il datore di lavoro – responsabile della salute e sicurezza dei propri dipendenti anche quando questi sono in trasferta – potrebbe essere più propenso a scegliere come partner catene che gestiscono in modo consapevole e attento questo aspetto.
Tra le opzioni possibili per purificare l’aria e gli ambienti indoor, una è la fotocatalisi, fenomeno conosciuto da oltre un secolo e su cui esiste un’ampia letteratura scientifica, come spiegato dal professor Massimo Bonini, docente di Chimica Fisica dell’Università di Firenze: “la fotocatalisi è un fenomeno assolutamente naturale, che avviene in presenza di luce e materiali fotocatalitici: la reazione chimica è in grado di trasformare l’umidità relativa dell’aria in molecole di perossido di idrogeno, ovvero acqua ossigenata, una delle sostanze più comunemente utilizzate nella disinfezione.”
I sistemi proposti ad esempio da Sanixair, startup italiana creata da un team di esperti del settore energia e illuminazione, sono in grado di riprodurre con la tecnologia questo fenomeno chimico naturale e, attraverso un sistema di ventilazione forzata, mandare in circolo nell’ambiente chiuso particelle di perossido di idrogeno in grado di purificare continuamente l’aria e le superfici su cui si depositano, garantendo un livello costante di salubrità.
Tra le prime strutture a decidere di investire nell’installazione di queste tecnologie: lo Sheraton Milan Malpensa. Il general manager Silvio Carpanese è intervenuto per portare la testimonianza diretta della struttura. Sul palco, a parlare è stato il suo ologramma, effetto speciale realizzato dalla società italiana Alkedo Produzioni. “La qualità dell’aria, come la qualità del sonno, l’insonorizzazione, sono aspetti a cui siamo molto attenti. Per garantirli, da sempre la nostra compagnia è attenta a cercare tecnologie innovative che offrano soluzioni. Con la pandemia, il tema della qualità dell’aria è diventato più sentito e garantirla la ritengo una responsabilità morale. La fotocatalisi è una tecnologia relativamente nuova e molti clienti non la conoscono, tuttavia cerchiamo di comunicarne la presenza dal sito web – dove avviene la maggior parte delle prenotazioni – agli spazi della nostra struttura e crediamo che i nostri clienti apprezzino molto questa ulteriore attenzione nei loro confronti.”
A concludere l’incontro è stata Nella Tucci, ricercatrice del laboratorio di analisi Lifeanalytics: “per verificare e misurare l’efficacia del sistema di sanificazione con fotocatalisi – ha spiegato – abbiamo stressato gli ambienti dell’hotel con concentrazioni esagerate di agenti inquinanti. Abbiamo poi prelevato campioni dall’aria e dalle superfici, a partire da un’ora dalla messa in funzione della tecnologia. Le analisi hanno dimostrato che dopo una – due ore l’abbattimento di muffe, batteri, VOC e altri agenti inquinanti era diminuita del 99,9%. Come punto di riferimento abbiamo preso i livelli di “pulizia” di ambienti sterili come le camere operatorie.”
Anche se sulla salubrità (ad esempio intendendo l’hotel come un luogo di lavoro e facendo riferimento al testo unico) non sono fissati limiti specifici, tuttavia si dice che è compito del gestore garantirla. Pertanto, post covid diventa fondamentale per chi gestisce un hotel prendere in considerazione questa nuova attenzione non solo per tutelare i propri lavoratori (e tutelarsi legalmente), ma anche nei confronti dei clienti. Dall’altra parte, per le aziende diventerà sempre più importante – ad esempio nello scegliere alberghi per soggiorni anche temporanei del proprio personale – selezionare chi garantisce fra i propri standard la salubrità indoor. La salubrità, insomma, diventa una responsabilità, non un semplice servizio opzionale. Soggiornare in un luogo sano è inoltre fondamentale per il benessere – anche di un soggiorno breve – delle persone. Per questo c’è anche un tema trend di mercato: diventa un servizio – come altri – da proporre per creare appeal verso la propria offerta commerciale.
Foto di copertina: Jose Losada – Unsplash. Altre foto sono tratte da Unsplash
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