Sciare: stop sino al 5 marzo. Confturismo Veneto: siamo al 6° stop, stagione finita
Gli impianti avrebbero dovuto aprire il 15 febbraio. La decisione a causa dell’arrivo della variante inglese del Covid, nessuno si è chiesto però come se la passano in montagna gli operatori di funivie, alberghi, ristoranti, ecc.
Il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato un provvedimento che vieta lo svolgimento delle attività sciistiche amatoriali fino al 5 marzo 2021, data di scadenza del DPCM del 14 gennaio. Il provvedimento, spiega il ministero, tiene conto dei più recenti dati epidemiologici comunicati venerdì 12 febbraio dall’Istituto Superiore di Sanità, attestanti che la variante inglese caratterizzata da maggiore trasmissibilità rappresenta una percentuale media del 17,8% sul numero totale dei contagi.
La preoccupazione per la diffusione di questa e di altre varianti del virus SARS-CoV-2 ha portato all’adozione di misure analoghe in Francia e in Germania. Nel verbale del 12 febbraio, il Comitato Tecnico Scientifico, con specifico riferimento alla riapertura degli impianti sciistici nelle Regioni inserite nelle cosiddette «aree gialle», afferma che «allo stato attuale non appaiono sussistenti le condizioni per ulteriori rilasci delle misure contenitive vigenti, incluse quelle previste per il settore sciistico amatoriale». Il Governo si impegna a compensare con dei ristori (adeguati secondo la nota ministeriale!) le categorie più colpite.
Durissima reazione delle Regioni e di Confturismo – Federalberghi Veneto
Dal Veneto al Piemonte, è comune a tutti l’ira dei governatori. Il presidente del Piemonte, Alberto Cirio, si dice «allibito da questa decisione». Luca Zaia chiede indennizzi agli operatori del settore per il ritardo con cui è arrivata la decisione del governo. «Manca rispetto per la mancanza», attacca il presidente della Regione Valle d’ Aosta, Erik Lavevaz. Anche il governatore dell’Emilia Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini parla di «metodo inaccettabile».
Michielli: siamo oltre presa in giro, via cashback per ristorarci
“Sono inferocito, siamo oltre la presa in giro… È il sesto rinvio e non riesco piu’ a pensare alla buona fede”. Lo afferma Marco Michielli, presidente di Confturismo e di Federalberghi Veneto, commentando alla ‘Agenzia Dire‘ il rinvio dell’apertura degli impianti sciistici. “È chiaro che non c’e’ dolo, ma evidentemente non si rendono conto che ci sono imprenditori che hanno fatto pulizie, riscaldato la struttura, acquistato materie prime, tutto per nulla, per sei volte… E per sei volte hanno preso le prenotazioni e hanno dovuto chiamare i clienti per disdire. È una situazione kafkiana che danneggia imprese e i lavoratori”, continua Michielli. “Questa cosa non possono dire che l’hanno scoperta ieri mattina, a Roma la sapevano da almeno una settimana, che sarebbe bastata ad evitare di attivare il riscaldamento delle strutture”, con una spesa di migliaia di euro. “Ormai la stagione è andata“, sostiene Michielli.
“Marzo per la montagna e’ una variabile… dipende dal meteo. Non vale il settembre per le spiagge, e’ piu’ come un ottobre. E la montagna finora era l’unico settore del turismo che poteva cavarsela, mentre cosi’ scala la triste classifica delle piu’ disgraziate e va a raggiungere le citta’ d’arte”. I cali di fatturato raggiungeranno il 90%, e se le imprese riusciranno a non chiudere definitivamente e’ solo perche’ “fortunatamente nostre aziende sono piccole, a conduzione familiare… Ma abbiamo rotto il porcellino dei bambini per andare avanti”.
Una soluzione? “Il bonus vacanze cubava 2,8 miliardi di cui si sono usati 800 milioni, quindi restano due miliardi. Lo sciagurato cashback che non ha sbiancato un euro di nero cuba oltre quattro miliardi… eliminandolo si sale a sei miliardi che si possono usare per i rimborsi alle imprese. Non saranno abbastanza ma almeno sono qualcosa”, conclude Michielli.
Nei giorni scorsi molte attivita’ montane “hanno impegnato risorse economiche per essere pronte alla riapertura e adesso chi paga? Mettiamo subito alla prova il nostro nuovo Governo”. Lo afferma, parlando alla ‘Dire’, Roberto Padrin, presidente della Provincia di Belluno. La mancata apertura degli impianti sciistici, che “ieri nel parterre dei Mondiali di sci di Cortina era data per probabile, e quindi non ha colto del tutto alla sprovvista”, e’ comunque “un duro colpo per la montagna” e quindi “servono ristori nel piu’ breve tempo possibile”, che siano commisurati non solo alle mancate entrate ma anche a quanto speso per prepararsi ad una stagione che di fatto non ci sarà.
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