Vision 2030, progetto sostenibile per vivere l’Arabia Saudita

Vision 2030, progetto sostenibile per vivere l’Arabia Saudita

Si chiama Vision 2030 ed è il grande progetto voluto dal principe Mohammed Bin Salman, principale promotore delle riforme economiche, e dal suo staff, per portare l’Arabia Saudita entro il 2030 ad essere una potenza finanziaria e ridurre la dipendenza dall’estrazione del petrolio. Alla base vi sono tre grandi progetti. Il primo è Rosh, un piano di edilizia residenziale, il secondo è Qiddiya una gigantesca città del divertimento a circa 45 km da Riyadh, e il terzo e più importante è il Red Sea Project, incentrato sullo sviluppo di un turismo ad alto livello ed ecosostenibile, che aprirà le porte ai viaggiatori internazionali a partire dalla prossima primavera.

Sulla costa occidentale dell’Arabia Saudita, a 500 km a nord di Gedda, affacciata sul  Mar Rosso, la nuova destinazione turistica (che sarà la più grande al mondo alimentata al 100% da energie rinnovabili) si snoda tra spiagge, deserti, vulcani e una barriera corallina stupefacente.  In fase di apertura saranno tre le strutture operative: il Six Senses Southern Dunes, The Red Sea, nel deserto, che ricorderà un campo tendato di livello eccelso, il St. Regis Red Sea Resort che affaccerà sulle acque del Mar Rosso e accoglierà anche un centro di conservazione ambientale, e il Nujuma, a Ritz-Carlton Reserve, prima struttura del brand in Medio Oriente. Queste e altre proprietà vedono la partecipazione in fase di progettazione di importanti studi internazionali di architettura come il celebre Foster + Partners.

Non può mancare un aeroporto, il Red Sea International Airport (RSI), che inizialmente vedrà la presenza dei soli voli locali e che dal 2024 garantirà anche connessioni internazionali. La fase 1 si concluderà proprio alla fine del prossimo anno, data entro la quale, oltre alla piena operatività dell’aeroporto, saranno aperti 16 hotel in totale (con ben 3.000 camere), la marina, un campo da golf regolamentare da 18 buche e un’ampia serie di servizi e spazi di intrattenimento. The Red Sea sorgerà su 28.000 kmq, un’area che comprende un arcipelago di 92 isole,  50 vulcani spenti, catene montuose e imponenti dune di sabbia nel deserto; uno spazio che, a piano ultimato, sarà occupato solo per l’1% per mantenere quanto più intatto e protetto l’ambiente.

Il progetto  prevede energie rinnovabili al 100%, (tanto che non c’è collegamento con la rete elettrica nazionale), niente plastica monouso, gli unici mezzi di trasporto saranno quelli elettrici, e il mantenimento delle aree sarà a conservazione speciale. La tutela dell’ambiente si articolerà anche attraverso centri di studio, di conservazione ambientale e istituti di ricerca marina. Hub principale di The Red Sea sarà Shura Island, isola a forma di delfino distante solo 30 minuti dall’aeroporto, che ospiterà 16 hotel, un centro subacqueo, la marina, il campo da golf, beach club, campi sportivi e numerose attività di intrattenimento tra cui negozi, bar e ristoranti. Anche nel deserto vi saranno due soluzioni di alloggio. Tante le attività possibili: immersioni, snorkeling, gite in barca, kayak lungo la costa, sport acquatici, ma anche trekking nel deserto o esplorazioni dei vulcani, pic nic sulle  spiagge, ecc.

Vision 2030 intende promuovere un turismo ad alto livello ed ecosostenibile anche nell’area di AlUla, una regione grande come il Belgio nella parte nord occidentale dell’Arabia Saudita, lungo l’antica via dell’incenso, famosa per le tombe dei Nabatei scavate nella roccia che ricordano quelle di Petra in Giordania. La Royal Commission for AlUlA  si propone di portare, entro il 2035, 2 milioni di turisti in quest’area, che apporterà al PIL  un +15%. In quest’ottica sono sorti due resort di lusso, sempre all’insegna del minor patto ambientale possibile. Sono Banyan Tree di Accor e Habitas. Habitas, del gruppo fondato nel 2016 da Oliver Ripley, Kfir Levy e Eduardo Castillo all’insegna dell’ eco-sostenibilità, è un resort  a 5 stelle inaugurato nel 2021, con 100 ville, progettate per inserirsi nell’ ambiente naturale della valle dei Ashar, con viste panoramiche sul canyon. Sono molto distanziate l’una dall’altra, sono climatizzate, hanno i colori della sabbia del deserto, l’arredo in legno è molto confortevole, con elementi arabi e  grandi vetrate che spaziano sul panorama circostante. I letti sono king-size, e le docce sono interne ed esterne.  Inoltre, il resort  ha un centro fitness, Il Thuraya Wellness (che ha il nome di una costellazione che i beduini usano per orientarsi nel deserto) con  cabine per trattamenti e un spazio dedicato alla ginnastica e allo yoga. La grande piscina,  proprio davanti alla sala da pranzo, invita a un tuffo dopo l’ottima colazione. A disposizione degli ospiti, per spostarsi nel Resort , ci sono bici e  piccole auto entrambe elettriche. Le tombe di Hegra distano 24 km dall’ Habitas, e l’aeroporto più vicino è quello Nazionale dal nome Prince Abdul Majeed bin Abdulaziz a 54 km di distanza.

Sempre nella valle di Ashar, a ottobre 2022 ha aperto Ashar Resort by Banyan Tree, 5 stelle, a 15 km da Hegra, offre 82 ville che hanno l’aspetto di grandi  e lussuose tende nel deserto, di diverse tipologie (anche con piscina privata), un centro benessere molto grande e raffinato, una vasta palestra con attrezzature italiane di Technogym, una suggestiva piscina a sfioro tra le rocce, e due ristoranti gourmet, Tama e  Saffron, con cucina Thai. Il concetto è quello dell’inserimento soft in un ambiente naturale affascinante e incontaminato, dove si possono alternare il benessere e l’esplorazione di luoghi di grande fascino, fra natura e archeologia. Un nuovo modo per vivere l’Arabia Saudita che sta cambiando.

Info: web www.redseaglobal.com

DISCLAIMER
Ogni testo è redatto da l’Albergo, proprietario dei diritti di proprietà intellettuale.
Qualunque riproduzione, anche parziale è vietata, così come l’utilizzo del logo senza preventiva autorizzazione scritta è perseguito a termini di legge.
Taggato con: , , , ,